Insieme ai lavori dell’Egizio, procedono quelli per lo spostamento della Galleria Sabauda, rimasta statale. La soprintendente Edith Gabrielli soffre il taglio dei fondi dallo Stato al suo bilancio in modo acuto: «La situazione è molto difficile. Ho in tutto 88mila euro che dovrebbero servire per le missioni sul territorio e per le utenze. Naturalmente non possono bastare e il Ministero lo sa. Con 76 custodi (sette vengono dal Museo Egizio) fatico a tenere aperti i nostri 4 musei: Villa della Regina, Armeria Reale, Palazzo Carignano e la Manica Nuova di Palazzo Reale dove è già esposta una parte della Galleria Sabauda nella mostra “I quadri del Re”». Anche per la Sabauda i tempi dei restauri sono rispettati. Entro il 15 aprile, spiega la Gabrielli, dovrà essere liberato tutto il palazzo destinato al Museo Egizio. Nell’autunno del 2014 sarà pronta la nuova sede della Galleria Sabauda a Palazzo Reale.
Con questo verrà completato uno dei progetti chiave, il Polo Reale, cuore della città e centro di comando dei Savoia, un circuito turistico di tre chilometri che comprende Biblioteca e Armeria reali, Giardini reali, Museo archeologico, anfiteatro romano, Palazzo Chiablese e, dal 2014, Galleria Sabauda e Palazzo Reale oggi visitabile in parte. A pochi passi, Palazzo Carignano e Museo Egizio. Il soprintendente Mario Turetta, direttore regionale del Piemonte, si dichiara «seriamente in crisi»: è aumentata enormemente l’offerta di spazi museali e quindi anche la spesa di funzionamento. I soldi dello Stato non bastano più da tempo e senza l’aiuto delle fondazioni private i musei statali non possono sopravvivere. «Siamo concentrati sul territorio per far crescere il volontariato, dice Turetta. Palazzo Chiablese, dove sono anche i miei uffici, è aperto grazie ai volontari del Touring Club che tre volte alla settimana organizzano visite guidate. Cerchiamo di favorire la formazione di gruppi di Amici dei singoli musei. Associazioni esistono già per promuovere i siti, gruppi di Amici di Palazzo Reale, della Sabauda, del Castello di Racconigi, di Villa della Regina. Al prossimo ministro proporrò di istituire la “giornata nazionale del volontariato sui beni culturali”. I volontari sono sempre più importanti. Senza di loro avremmo musei chiusi».
Daniele Jalla è la memoria storica dell’ evoluzione torinese. Come direttore dei Servizi museali del Comune ha contribuito fin dall’inizio alla trasformazione della città. È membro del Consiglio mondiale dell’Icom, dopo essere stato presidente di Icom-Italia. La sua creazione più recente e originale è un museo virtuale: Museo Torino (www.museotorino.it). Nato nel 2011 dopo lunga preparazione, non è ancora completato. Racconta, anche per immagini, la storia della città, dagli inizi a oggi. È il contrario di un museo reale, pesante e immutabile con costi di gestione gravosi. Consente una evoluzione e un aggiornamento continuo: un’idea agile, leggera, poco costosa. È premiata dal successo e dal credito anche internazionale (Premio Icom Italia-Musei dell’anno Ict 2011 e The Best in Heritage). Eppure anch’esso rischia di morire: non si trovano i 200mila euro necessari alla sua sopravvivenza.