NUOVO ALBUM HAMMILL LUCAS
L’anno è il 1973, il luogo è il ‘FRIARS AYLESBURY’, per chi non avesse tanto dimestichezza con l’arte musicale d’annata o dannata se preferite, è un club dall’importanza fondamentale per la storia della musica e dei gruppi che si sono susseguiti nel corso degli anni e che qui han trovato fama e gloria, David Bowie, Genesis, Pink Floyd, Lindisfarne, Van der Graaf Generator, ecc… ( la lista è piuttosto lunghina).
I personaggi , un certo Peter Hammill , che all’epoca suonava solista e Gary Lucas, grandissimo chitarrista, già alla corte di capitan Beefheart e la sua Magic Band, Jeff Buckley, Nick Cave, così giusto per darvi una misura del livello.
L’idea è quella di far nascere una collaborazione, ” …di provare a far scoccare insieme qualche scintilla musicale” letteralmente fu questa la proposta di mr. Hammill nel backstage post-esibizione…
Ottobre 2012, gennaio, dopo essersi precedentemente incontrati, credo a qualche reunion varia dei VDGG, il signor Lucas si presenta al cospetto di Hammill portando con sé strumentazione, idee e scampoli di tracce valide per dar via non solo a una scintilla ma a un incendio che divampa in fretta e con esaltazione, impeto, passione il progetto va a buon fine, risultato di un fervore creativo che ne porta al naturale divenire e di conseguenza alla veloce realizzazione.
L’album esce il 3 febbraio 2014, con il titolo quanto mai azzeccato “OTHER WORLD”; tra gli zombi affamati di questo millennio cambiare registro forse è il punto da cui bisogna partire per migliorare le cose.
Le chitarre di Lucas in primo piano, acustiche, elettriche, con effetto o senza e anzitutto d’effetto, capaci di amalgamarsi perfettamente con la vocalità evocativa e profetica di Hammill e viceversa, creano un mondo nuovo.
Non ci sono compromessi o mezze misure, la presenza di qualche melodia rassicurante o nota orecchiabile è soltanto illusoria ai fini di una liberazione esteriore che con difficoltà affiora man mano che la track list avanza.
Lo stile in bilico tra una crisi di nervi imminente e la malinconia più totale è il marchio di fabbrica di questi due fenomeni del genere, psichedelia, rock forse, ballate dolci, atmosfere lievi e riflessive, universi e pianeti inesplorati, la luce e il buio.
Suoni e liriche capaci di portare l’ascoltatore sempre più in profondità là dove le vere emozioni risiedono.
emiliano-grassi